Per fare i genitori servirebbe una laurea. È inutile mettersi a fare i genitori se non se ne è in grado.
Sarà che mi è capitata la sfiga di essere donna, sarà che mi è capitata la sfiga di essere primogenita, sarà che sono sfigata, non lo so. So solo che comunque io a casa ho dovuto fare tante battaglie, alcune le ho vinte, altre no, ma comunque non ho mai avuto la straada spianata. Al contrario dell’idiota di mio fratello, uno spavaldo egocentrico senza fine. Lui è il figlio che non dà mai soddisfazioni, ma ha il meglio nella vita perché si esce e non si sa né con chi è, né dov’è. Fa quello che vuole.il coprifuoco ce l’ha, non lo rispetta, nessuna ripercussione. È frustrante e stancante cercare di essere la figlia perfetta, quella con una vitaa sociale di merda perché a caausa del carattere chiuso e dell’università, che le sta togliendo la vita, esce poco e niente. Quella figlia con una memoria di merda che nonostante mesi, ore e giorni passate sui libri non riescere a prendere più di 26, quella figlia che cerca sempre di dare il meglio, anche se a volte non raggiunge i risultati. È frustrante. È frustrante sentirsi dire “tu sei femmina”, è frustrante vedere tua madre che, fino all’anno scorso, elogiava solo tuo fratello in pubblico e quando gli altri chiedevano di te, lei rispondeva come a dire “lei è discreta, disordinata da morire.” Per tuo fratello, complimenti come se piovessero solo perché sa suonare uno stupido strumento musicale, come se ci volesse chissà quale genio.
Ora le cose sono leggermente cambiate, mia madre risponde “ah per lei non ho niente da dire.. che le posso dire?” Solo perché mi vede studiare. Come se quello fosse l’importante.. Nel frattempo mio fratello diventa sempre più viziato, continua a fare ciò che vuole.
E tu non puoi fare quello che vuoi? No. Ci vuole un’arte che non ho sviluppato.
È frustrante pensare ogni giorno a quando sarai lontano da casa perché senti che questa vita, queste persone, queste mura non ti appartengono. Forse nemmeno l’Italia ti appartiene, o tu non appartieni all’Italia. Fatto sta che se una persona sta bene nel luogo in cui cresce, non pensa certo ad andarsene il prima possibile. Perché si, sto studiando per riuscire ad andarmene. Finisco la triennale e vado in Australia, con l’appoggio di parenti, a fare altri due anni da studente. Lontano da qui. Sperando di trovare persone e luoghi migliori, una seconda famiglia, quella che sceglierò io. La nostalgia sarà presente, come anche le difficoltà, ma sarà nostalgia del passato cosa che posso sopportare, perché la sopporto da quel 20 luglio 2014, appena rimisi piede in Italia, dopo essere stata tre settimane nella mia amata Irlanda, con una famiglia e degli amici meravigliosi.
Eh si, sono stata fortunata ad avere una famiglia, ma avere una famiglia nella quale non stai bene, nella quale devi sempre lottare, non è facile né da accettare, né da vivere come ambiente, soprattutto quando sei nel pieno della sessione estiva e oltre la tua tensione devi gestire pure quella che si respira in casa.